“Non stressarmi” è la frase più inutile del mondo

La faciloneria con cui si usa la parola “stress” meriterebbe uno studio approfondito. Nella maggioranza dei casi, per esempio, la psicosomatica è definita come la tendenza a ricondurre una malattia fisica allo stress: non è così, la psicosomatica non assomiglia neanche da lontano a questo concetto improprio e generico.

Lo stress è uno stimolo che suscita una risposta complessa da parte nostra: ne esistono tanti tipi con diverse intensità, e la reazione di ogni persona è la più varia. La psicoterapia psicosomatica è molto approfondita nello studio del linguaggio delle reazioni alla vita: potremmo dire che ogni organo abbia una vibrazione energetica unica e un legame speciale con alcune emozioni e non altre.

Vorrei riflettere, però, sull’errore che si commette quando si attribuisce il proprio “stress” (disagio) a una persona esterna e non a sé. Il turbamento che nasce dopo un comportamento altrui non dipende dall’esterno, ma dall’interno: siamo noi a percepire in un modo o in un altro ciò che accade. La dimostrazione è che il medesimo stimolo provoca reazioni diversissime nelle persone che lo ricevono.

“Non stressarmi” è una richiesta che diventa legittima solo se rivolta a se stessi.

Non possiamo chiedere alle persone di evitare comportamenti per noi fastidiosi, ma possiamo e dobbiamo accettare che lo stress non sia colpa loro. Siamo noi a interpretare, percepire, recepire ciò che loro fanno, e la nostra modalità recettiva ci crea uno stato di stress.

Lo stress inteso come reazione a uno stimolo è completamente interno: accade dentro di noi, si lega alla percezione e all’interpretazione degli eventi. Lavorare dentro di sé è l’unico modo per apprendere i metodi migliori per affrontare gli stimoli sgradevoli del mondo. La riduzione di un disagio è legata a percorsi che portano all’interno e accompagnano verso la consapevolezza che il vero controllo di alcune reazioni dipende da quanto spazio lasciamo alle difese potentissime dell’inconscio.