Il dolore non è l’unica voce in campo, c’è sempre altro

Il titolo di questa riflessione è una citazione della psicoterapeuta Marta Monciotti, che nel bellissimo videocorso “Superare i traumi” (videocorsi di Riza Psicosomatica) aiuta ad affrontare i momenti di grave trauma e di dolore: ho voluto trascrivere le sue parole perché rendono l’idea esatta di ciò che serve per vivere invece di sopravvivere.

La maggioranza assoluta del mio lavoro si svolge a contatto con persone che affrontano il dolore o la rabbia: sono emozioni che riguardano tutti e, spesso, si affrontano in un modo disfunzionale e contrario al desiderio di venirne fuori. Che si tratti di una difficoltà fisica o di un lutto o un evento esistenziale che ha provocato una crisi, decidere di perseguire la Via della Cura richiede che si sia disposte/i a modificare il punto di vista.

La cultura diffusa spiega che elaborare un trauma o un lutto presuppone di parlarne, riparlarne e parlarne ancora: gli inviti che facciamo a chi si trova in difficoltà di solito riguardano un salutare “sfogarsi” con i racconti, le memorie e i dettagli che altrimenti rimarrebbero da qualche parte, creando un danno psicofisico. La realtà è molto differente, anzi opposta: più rievochiamo un dolore più diamo energia e senso di attualità a quanto è accaduto, rischiando di non liberarci mai.

Il percorso non dovrebbe concentrarsi su un ritorno a ciò che ha provocato la crisi, ma puntare su elementi attuali e immagini di sogno, creatività, divagazione sapiente e risorse inconsce pronte ad accorrere in aiuto. Le emozioni nascono nelle parti del cervello che non riguardano il ragionamento: non possiamo risolverle o gestirle (controllarle) con il pensiero razionale. Sarebbe come usare una lingua straniera con chi non ne conosce l’alfabeto.

Ecco perché le tecniche che si avvicinano ai traumi e alle loro conseguenze non si basano sulla rievocazione, ma sull’affioramento di contenuti inconsci attraverso modalità che via via permettono di entrare in contatto VERO con le emozioni e di percepire quanto ALTRO esista e possa manifestarsi.

Quando ho ideato i Tarocchi Genziana dell’Inconscio o la meditazione della Rosa del venerdì intendevo questo: stimolare le risorse nascoste attraverso il simbolismo e il sogno, le immagini (soprattutto) e la creatività.

Le immagini non vanno interpretate, e lo stesso vale per i sogni: questo concetto sembra difficilissimo da accettare, esattamente come la rievocazione dei traumi. Le immagini, i sogni, le esperienze che si vivono con i canali visivi interni ed esterni hanno un enorme valore e attivano aree di autoguarigione che non possono e non devono essere filtrate dalla razionalità.

Questa mattina prima di svegliarmi ho avuto l’apparizione, in sogno, della mia amica Chicca: era bellissima e vera nell’abbraccio che ci siamo date, dentro di me si è spalancato un grumo emotivo che non sospettavo che esistesse. Non aggiungo parole, se non che Chicca, nel suo manifestarsi, ha guarito una parte profonda di me.