Il maschio che vive in una donna: l’energia maschile nel corpo femminile.

Dal punto di vista psichico ed energetico ogni individuo è un equilibrio dinamico di maschile e femminile (o femminile e maschile, mettete le parole nell’ordine che preferite).

Lo psicoterapeuta C.G. Jung parla di Animus e Anima per indicare le nostre due componenti (maschile e femminile), sempre presenti anche se in proporzione maggiore o minore in base al sesso della persona. Ognuno di noi ha una parte di Animus e una di Anima, e le esprime in modo variabile e dinamico: significa che la proporzione tra le due muta nel tempo.

Siamo in grado di modulare l’espressione delle energie che ci compongono. In particolare, nelle donne è possibile che l’energia maschile sia naturalmente predominante oppure iper-espressa, oppure che decidano consapevolmente (o quasi) di manifestarla in modo maggiore rispetto a quella femminile.

Negli anni recenti mi è capitato di fare sedute di psicoterapia a coppie in cui il tema di fondo era un’energia maschile della donna che, cresciuta nella manifestazione perché ritenuta necessaria nel lavoro o nella sopravvivenza quotidiana, andava a cozzare contro l’energia maschile del partner. Il desiderio sessuale mutava o se ne andava, la relazione entrava in crisi perché l’equilibrio iniziale maschio / femmina si era rotto.

In altri casi l’energia maschile della donna, il cui aumento era stato graduale, ha schiacciato quella del partner che, di conseguenza, ha iniziato a controbilanciare il divario con una crescita della propria energia femminile. Mascolinizzazione della donna, femminilizzazione dell’uomo: in molte coppie questo processo è evidente ma sottostimato se si cercano le cause di una crisi.  Quando incontro coppie di questo tipo chiedo di vedere le fotografie di entrambi i partner scattate nell’avanzare degli anni. Diventa immediatamente chiaro che la donna abbia iniziato a tirare fuori un’energia maschile sempre maggiore nel portamento, nell’atteggiamento e nei tratti e il processo opposto sia accaduto all’uomo. Identica situazione osservo nelle coppie omosessuali: una partner è di solito più espressa nell’energia maschile e l’altra lo è meno, ma se le circostanze della vita o la dinamica della relazione sembrano richiederlo è possibile che le parti si invertano e le energie si modifichino.

Considero fondamentale che ognuno di noi sia consapevole di possedere energia femminile e maschile, e di avere la possibilità di nutrirle entrambe mantenendo un equilibrio. Non è un discorso di identità sessuale: non c’entra con ciò che sto dicendo. Qualunque sia l’identità percepita, le due energie coesistono e possono essere riconosciute e curate per ottenere un’armonia di relazione con gli altri.

Un tema attuale è la donna combattente, guerresca, che opta per l’aggressività e a volte per la crudeltà nel percorso professionale (e, qualche volta, anche in quello sentimentale): più si assomiglia a un uomo più ci si dimostra libere e paritarie. Non è esattamente così: la parità psichica, se vogliamo andare a cercarla, è la libera espressione di sé senza forzature, con un rispetto identico nei confronti delle due energie che ci compongono. L’energia femminile ha, infatti, caratteristiche fondamentali che supportano anche gli uomini che la lasciano libera di agire dentro di sé.

La canzone “Maschio” della cantante Annalisa centra perfettamente il significato delle energie femminile e maschile e la loro continua danza reciproca, che si svolge tra persone con identità sessuali diverse ma anche dentro la medesima persona. Il testo continuamente si rivolge all’esterno e all’interno, con ironia sottile e profondità. Di fatto, la canzone è la chiarissima definizione delle due energie che decidono di manifestarsi.

Una donna che esprime energia maschile è libera di farlo, e a volte pensa che sia necessario: alcune professioni richiedono prestazioni che a livello immaginario sembrano più adatte agli uomini, e va detto – anche se questa affermazione creerà qualche malumore – che il naturale talento da leader della donna è fortissimo ma esiste ancora un retaggio che vuole che per comandare una donna faccia finta di essere un maschio.

Arrivo dalla chirurgia (tra le mie specializzazioni c’è la chirurgia generale) e ho in mente eccellenti colleghe la cui mano operatoria è migliore di quella di tanti uomini: alcune di loro hanno mantenuto un’evidente femminilità, altre nel tempo hanno assunto una camminata maschile, un modo di parlare maschile, un’ironia più pesante e un pizzico di cinismo. Chi è meglio e chi è peggio? Nessuno: si tratta di scelte inconsce, ognuna di noi si adatta all’ambiente come meglio riesce.

Ciò che davvero importa è che l’equilibrio dinamico tra il femminile e il maschile deve esserci chiaro: possiamo consapevolmente decidere quale parte usare, e quando. Dal maschile arrivano doni preziosi, da femminile anche: è inutile e sbagliato lasciarli esprimere totalmente a caso. “Te lo giuro su Maria”.