Abbiamo bisogno di cavarcela: il disturbo alimentare e la principessa

La sindrome della principessa nelle donne con un disturbo alimentare.

Per una ragione che all’inizio mi appariva misteriosa ricevo moltissime richieste di psicoterapia da giovani donne che soffrono per un disturbo alimentare. Avendone io stessa sofferto in età ormai lontane, non pensavo di essere una psicoterapeuta adatta: temevo di non avere ottenuto una distanza sufficiente dal problema. La verità è opposta: a quanto pare, la mia capacità empatica di comprensione è un punto di valore in questa relazione terapeutica.

Da settimane rifletto su alcuni aspetti che appaiono erroneamente collaterali. Uno di questi è la tendenza familiare a rendere una specie di principessa onnipotente la ragazza (la donna) che lotta contro se stessa in un disturbo alimentare.

La paura che il disturbo metta in pericolo la vita (purtroppo è un’evenienza possibile, richiede estrema attenzione medica e psicoterapeutica) condiziona il comportamento e fa sì che quasi ogni richiesta ai genitori sia esaudita. Ho visto grandi sacrifici economici in famiglie che non avrebbero potuto permetterseli, nel nome di idee fluttuanti e transitorie che portavano prima in una direzione poi in un’altra da parte delle giovani che cercavano una strada.

Ogni sintomo, anche il più banale, accende la certezza che si tratti di LUI, il DEMONE del disturbo alimentare: si tenta quindi di soffocarlo con una quantità di attenzione materiale che non fa altro che rinforzare la superficie senza guarire la profondità.

Che l’autostima delle pazienti con disturbo alimentare sia problematica è verissimo, ma esaudire ogni desiderio e trattarle come se fossero di cristallo non è la soluzione. Hanno bisogno di autodeterminarsi e di cavarsela, di capire che il mondo non può e non deve essere inginocchiato di fronte al loro disagio.

Amare? Senz’altro. Gratificare? Non c’è dubbio. Ma viziare no, assolutamente no. Diventa controproducente per le relazioni esterne, con le amiche e gli amici: non riescono a stare dietro alle esigenze della principessa e prima o poi rifiutano di concederle tutto.

Rischiano di morire per una malattia che hanno dentro e non sanno controllare: se ottengono tutto ciò che vogliono, anche nei più improbabili capricci, non comprendono di essere amate; imparano solo che nello stato in cui sono possono e devono ottenere qualsiasi cosa.

Allora qualche NO diventa salutare a patto che si sia disposti a dirlo.