Questa mattina scorrevo una pagina con alcune novità editoriali e leggevo la sinossi di qualche libro che sembrava colpire la mia curiosità: come al solito ho notato che sull’alimentazione preventiva esistono teorie tra loro opposte, che confermano ciò che ho sempre pensato.
Non esiste una via assoluta che, al di fuori del marketing e della moda del momento, garantisca “l’alimentazione sana”. Ci sono in realtà meccanismi interni a noi che hanno a che vedere con le funzioni degli organi e, soprattutto, con la peculiarità della fiamma vitale di ogni persona. Altrimenti non potremmo spiegare perché alcuni alimenti definiti “eccellenti” e preventivi sono veri e propri macigni per la digestione di alcuni, mentre altri cibi stigmatizzati e messi all’indice sono accettati in pieno benessere.
Ho visto pazienti uscire da protocolli sperimentali sull’alimentazione curativa o preventiva perché gli esami del sangue indicavano alterazioni inquietanti, ma ne ho visti altri che beneficiavano pienamente dei medesimi protocolli: non sono giusti o sbagliati, sono da personalizzare e usare solo in chi è in armonia con loro. Non trovo strano che sia così, si tratta della variabilità che ci contraddistingue e che andrebbe sempre presa in enorme considerazione quando si consigliano rimedi alimentari.
Non è di alimentazione fisica che vorrei riflettere, però. Il nutrimento maggiore che può rendere equilibrato o disarmonico il nostro sistema è di altro tipo. Stiamo vivendo un tempo che, osservato da alcuni punti di vista, appare difficile: proprio in questo frangente diventa cruciale prendersi un momento per ascoltarsi e scoprire quali stimoli contribuiscano a nutrirci, a ripulire il cuore e la mente dai disturbi, dalle interferenze, dalle paure e dalle ansie che rischiano di travolgerci. In studio e nelle sessioni online incontro persone che si trovano in uno stato di incertezza e profondo smarrimento: che ci sia una malattia fisica o meno, si sono perse le certezze che abbiamo sempre avuto, è minacciata la sopravvivenza stessa da un vento di rivoluzione.
La domanda è: cosa possiamo fare per continuare a camminare? Quali cure e autocure possiamo individuare per non permettere all’energia contorta che ci sfiora di entrare e creare danno? Nutrirsi è la soluzione. Il nutrimento vero, quello che entra e raggiunge, ravviva, rinforza la fiamma vitale.
Quando parlo di guarigione spirituale non ho mai in mente un approccio religioso: lo spirito è altro, è una realtà che riguarda tutti e per questo amo definire “laica”. Prima di nutrire il corpo dovremmo badare a nutrire lo spirito con gli alimenti appropriati per noi. Le tecniche che usiamo in terapia e nella meditazione del venerdì contribuiscono a fare rivelare la parte muta e misteriosa, che rifiuta categoricamente l’aiuto della razionalità e si esprime con le immagini e con l’intuito, i segnali, i comportamenti istintivi. I Tarocchi Genziana dell’Inconscio sono nati per questo.
Nutrire lo spirito è la prima cura anche quando si sta vivendo una malattia fisica: i meccanismi che l’hanno creata non hanno mai solo a che fare con una catena di eventi “materiali”, ma con un tutto che, intersecando emozioni, pensieri, input esterni, errori del DNA ha creato il problema. Allora lasciare parlare la Voce Guaritrice significa comprendere cosa usare per farsi IL BENE, come adottare il migliore nutrimento per dedicarsi a sé ogni giorno con amore vero, con passione e con il desiderio di vivere in pieno il prossimo passo di questa esistenza, a prescindere dagli eventi che possono turbare.
Voi di cosa vi nutrite? Non alludo a ciò che altri hanno suggerito per voi: ditemi cosa davvero sentite che vi nutra! La strada è solo lì.