Negli incontri di psicoterapia e medicina integrata capita spesso che si arrivi a parlare delle caratteristiche positive e negative di chi ho davanti: non sono io a porre domande in merito, non serve farlo perché i commenti di autovalutazione sorgono spontanei dopo i primi minuti di conoscenza. Ritenendo che a me serva, i pazienti vogliono descriversi nel modo che considerano più chiaro e accettabile (per loro). Alcune vie iniziatiche chiedono ai postulanti di definire pregi e difetti propri: ho sempre considerato questa richiesta una verifica del grado di equilibrio interiore di chi risponde. Perché, se ci pensate, il gigantesco errore di volersi descrivere diventa abissale bugia quando si cercano le parole per i lati ombra.
Siamo unici e la variabilità individuale è massima, ma – per qualche motivo – il pregio più citato è la sensibilità, seguito dalla capacità di ascolto. Segue la generosità, sussurrata di solito con uno sguardo a metà tra l’imbarazzo e il compiacimento. Lo sguardo generale sul nostro mondo dovrebbe quindi essere: siamo sensibili, capaci di ascoltare e generosi. Altri pregi non vengono menzionati, forse perché si desidera compiacere l’uditorio oppure perché alcune virtù private mettono in imbarazzo e sono di difficile descrizione obiettiva.
La rivelazione interiore si ha, però, nell’elenco dei difetti: in questo caso le risposte si dividono in due grandi categorie. Esiste la categoria sincera (anche se magari poco consapevole) e quella per nulla onesta: la prima tende a menzionare un vero, possibile difetto, la seconda acchiappa un pregio e lo definisce “un limite”, un blocco, un impedimento alla vita serena. Avete mai sentito qualcuno dire che la sensibilità è un pregio ma diventa un difetto perché fa soffrire? Ecco, questo è un chiarissimo esempio di mancata consapevolezza e di scarsa sincerità (magari involontaria). Un difetto, definito come tratto negativo o con conseguenze negative, non può essere un pregio mascherato: è e resta un difetto. “Sono invidiosa”: non mi è mai capitato che qualcuno si definisse così. “Quando mi arrabbio insulto, dico bugie e spacco i bicchieri”: al di là del considerare questo un difetto, ammetterete che sia un’ammissione molto più onesta rispetto alla sensibilità che diventa un blocco o un ostacolo.
Guardarsi dentro significa vedere, percepire, intuire, osservare: nessuno dovrebbe chiederci di descrivere con le parole, ma in alcuni contesti il modo in cui si risponde diventa un aiuto nella via di cura e di evoluzione interiore. Il punto è che sembriamo pronti a cogliere la luce e a farla rilevare, ma dall’ombra fuggiamo usando tutti i trucchi possibili: siamo pronti a gettare ombra su ciò che abbiamo appena definito luce, pur di non manifestarci in quelli che davvero consideriamo lati brutti di noi. I falsi difetti, cioè gli evidenti pregi messi lì come se ci danneggiassero, sono bugie, sono l’espressione di un’ipocrisia che non è altro che paura di riconoscersi duplici, nati dall’Amore e composti da due parti che eternamente cercheranno di trovare un reciproco equilibrio. Siamo luce, siamo ombra. Arcano Le Diable: guarda tutto di te, la luce e l’ombra, perché da entrambi otterrai la tua espressione creativa.