Mi impressiona sempre notare quanto profondo e ostinato sia il dolore di chi soffre per amore: ho la possibilità di osservare le persone nelle dinamiche dei disagi psichici e fisici e quando ho a che fare con qualcuno che chiede aiuto per una crisi sentimentale o un lutto (sempre di amore si tratta) so che il percorso sarà una notevole lezione anche per me, e richiederà il massimo della presenza, dell’attenzione, della sensibilità.
In realtà l’amore ha a che vedere con tutti gli aspetti della vita: è l’energia creatrice di ogni comportamento, ogni delusione, ogni ossessione, ogni spinta creativa, ogni capacità di sopravvivere a una malattia, a un trauma, a una tragedia. La vita stessa prende origine da questa vibrazione misteriosa. Salute e malattia non possono essere considerate solo fisiche: chi decide di dedicarsi alla vera cura impiega pochissimo tempo per accorgersi che in qualche modo, da qualche parte, c’entra l’amore.
Quando parlo di amore non penso a ciò che lega una coppia, una famiglia, persone o animali in relazione tra loro: alludo alla potentissima vibrazione che spiega il nostro stesso esistere, e ogni evento e reazione e scelta e passaggio spirituale o materiale nel mondo. Amore è l’energia del risanamento, che spinge su una strada o su un’altra sussurrando sotto forma di un Guaritore interno: la scelta dei professionisti nella cura, per esempio, è una questione di amore per sé e di sensazione profonda, intuitiva, empatica. Perché l’istinto sa che chi si rende disponibile per l’aiuto dovrebbe conoscere bene anche le dinamiche dell’amore: prendersi cura di una persona implica aiutarla a esplorare quell’energia e i blocchi psicofisici che si sono generati.
Il fatto è che “amore” attualmente è solo una parola, o meglio: è l’interpretazione di una parola. Si adotta la parola per indicare un numero infinito di condizioni differenti: nel disagio l’elemento più evidente, di solito, è che un sentimento genuino e perfetto si sia trasformato in altro e non conservi più le caratteristiche fondanti, ma continui a essere chiamato arbitrariamente “amore”.
Se è vero che ognuno ama a modo suo, è altrettanto vero che alcune regole assolute regolano il potere di questa vibrazione: è spontanea, libera e incondizionata e non riesce a sottostare a regole imposte da vibrazioni più basse (come la razionalità umana).
Quando mi si chiede aiuto per una separazione o per una crisi sentimentale, per esempio, nella maggioranza dei casi il possesso ha sostituito da tempo la spontaneità e la libertà: un cappio avvolge il collo dei protagonisti e una quantità incredibile di parole fuori centro ne peggiora la vitalità. Per non parlare delle aspettative: spesso si dichiara di amare ma si è nell’attesa spasmodica di ottenere un risultato, un contraccambio, una montagna di gesti e rassicurazioni che con l’amore non hanno relazione.
Per aiutare le persone ho scelto di osservare, ascoltare, toccare, ricercare insieme l’origine profonda del disagio. Nessuno guarisce solo in una parte di sé: la guarigione esiste a partire dall’interiorità. E mi interessa che nella Via della Cura si usino tutti gli strumenti vibratori-energetici a disposizione, come la voce e il tocco e l’ascolto, lo sguardo e il simbolismo, ma ho capito di dovere prima dipanare il più tenace e difficile, ostinato problema: il fraintendimento sull’amore. In molti casi abbiamo dimenticato la verità più preziosa: siamo amore, deriviamo dall’amore, esistiamo e creiamo ciò che diventeremo solo grazie all’amore, ma dobbiamo recuperare il senso di ciò che significhi.
Affermare che l’amore c’entri con la guarigione da una malattia potrà sembrare blasfemo agli estremisti della scienza-che-tutto-risolve, ma anche la scienza (come la medicina) è amore, e i risultati di questa energia esistono e si possono testimoniare. Niente si sottrae alla genesi dall’amore: da lì si arriva, lì si sta andando.
Sciogliere gli equivoci su cosa sia l’amore e come funzioni in tutti i frangenti della vita è il nucleo, è – finalmente – un punto di arrivo per la mia curiosità e il percorso che ho realizzato. DoctorLove: qualcuno ha suggerito questo soprannome. E sorrido perché, in effetti, è la migliore descrizione per ciò che ho sperato di essere (e a lungo non ho riconosciuto).