Ogni volta che parliamo (verbalmente o per iscritto) creiamo crescita o decrescita, luce o buio, vantaggio (per noi e gli altri) oppure danno: lo facciamo perché la psiche non è neutra nemmeno quando si illude di esserlo, lo facciamo perché la vibrazione energetica delle parole interagisce con quella dei corpi, degli eventi, delle relazioni.
Ci perdiamo in mille ragionamenti sul significato degli incontri, dei discorsi, degli scambi verbali in ambito lavorativo o sentimentale, ma la conseguenza più ovvia ed evidente – stare attenti alle parole – è stranamente rara. Badiamo alle parole degli altri, le soppesiamo, frammentiamo, isoliamo dal contesto, le ricordiamo per secoli caricandole di aspettativa, rancore, gratitudine, ma quasi mai ci sfiora il pensiero che anche le nostre siano cruciali: emettiamo ciò che poi riceveremo.
Anche queste sono parole: scrivo, dunque dico. Mi auguro che nella scelta del tono, del contenuto, delle sfumature la consapevolezza non manchi: il pensiero esce da recessi misteriosi e creativi, fluisce libero come se qualcun altro lo dettasse, ma la forma deve adeguarsi alla certezza che le parole siano in grado di modificare la realtà. Con “realtà” intendo il mondo interiore ed esterno di chi leggerà, me compresa (rileggerò almeno una volta, prima di pubblicare nel sito).
Quando parliamo e scriviamo emettiamo vibrazioni, creiamo livelli di energia: in questo modo interagiamo con chi abbiamo intorno, molto oltre ciò che ci aspetteremmo (e forse molto oltre ciò che vorremmo, ma a questo non si pensa). Dal punto di vista psicologico ed emotivo, ogni volta che diciamo qualcosa stiamo caricando di potere e significato un argomento che, quindi, diventa sempre più pesante e influisce sulle azioni, i pensieri, gli accadimenti successivi. Si dice che dovremmo essere attenti ai desideri, e si intende che le paure, la rabbia, il dolore, il desiderio, le aspettative hanno un uguale valenza creativa: volere fortemente che accada qualcosa è come averne una paura feroce, sia dal punto di vista psichico che dal punto di vista energetico.
Il mondo esterno, che illusoriamente vediamo staccato da noi, è parte di un flusso che ci riguarda e ci riguarderà sempre: gli sproloqui in Facebook o negli altri spazi di condivisione mediatica sono boomerang micidiali; influenzando negativamente chi legge o si rilegge, caricando l’atmosfera di odio o paura o attese negative manifestano la cecità stupida di chi pretenderebbe invano di trovare qualche piccolo sollievo nella propria frustrazione. Come vi sentite quando leggete l’ennesima manifestazione di presunta ferocia, intolleranza, stanchezza di gente che non ha altro sfogo che un post nel social network? Siate sinceri: quelle parole estranee che lasciano trapelare posizioni personali, familiari, politiche, sociali disfattiste o sciocche insinuano un senso di sollievo o un disagio da cui vorreste spostarvi istantaneamente?
Di solito di fronte a pubblici vaneggiamenti negativi ringrazio la sorte: mi sta indicando chi non frequentare nella vita privata, anche se magari siamo vicini di casa. Siete fascisti, comunisti, atei, invasati di religioni varie che interpretate in modo estremo, siete magrissimi e in odio versi i grassi o viceversa? Detestate la suocera, la mamma vi fa soffrire? Spiacente, ma non state trovando il modo migliore per affrontare la cosa: dovreste tacere e pensare ad altro, sottrarre energia a ciò che vi fa stare male invece di iniettare dosi da elefante di emotività nei pensieri che vi turbano. Mi prenderò sempre cura di chi mi chiede aiuto, ma per l’intimo dei miei giorni scelgo l’energia che mi accompagna, le parole che possono risanarmi o tenere alto il mio volo. Se in pubblico esplodete in ragionamenti razzisti, discriminatori, guerrafondai, disfattisti, sprezzanti non proponetemi di avvicinarci in forma privata: dono amore a chi soffre anche sorridendo il più possibile, lavandomi tutti i giorni, badando a non trasmettere virus o batteri, scegliendo le parole, il tocco e lo sguardo, tutelando l’energia che porto in giro (quindi quella che dono e ricevo).
Ogni giorno qualcuno mi scrive o mi contatta per vie diverse per chiedermi come ripulirsi da energie negative, salvarsi dalla maldicenza, sottrarsi all’altrui pesantezza: sono ottime domande, ma presuppongono una posizione chiara e leale in chi le pone. Possiamo pretendere che da fuori non giungano sollecitazioni negative solo se in prima persona evitiamo di emetterle. La psiche non è stupida, non perdona: l’energia cattiva che riserviamo a noi stessi trascurando di essere consapevoli del potere delle parole sarà sempre pronta a farci scendere, scendere, scendere. E a minare l’equilibrio psicofisico.
Scegliete: cosa volete dire oggi, e a chi?