“Mi vergogno ad ammetterlo, ma da tre anni non vado a fare il controllo”.
“Non serve vergognarsi, vediamo semplicemente come mai non ci va”.
“Eh, in realtà il motivo è stupido”.
“Me lo dica ugualmente”.
“La dottoressa ogni volta mi ripete che devo dimagrire e che così grassa rischio di ammalarmi, poi si stupisce perché con la mia intelligenza non riesco a restare magra”.
Non avete idea di quante volte la gente scappi dai controlli preventivi, o dagli esami, o da visite in presenza di sintomi perché ha paura di sentirsi colpevolizzata. Terrorizzare le persone e farle sentire in difetto sono metodi perfetti per indurre il rifiuto a curarsi e a fare prevenzione.
Chi si spaventa scappa: è fisiologico.
Può trattarsi dell’abitudine di fumare o del peso corporeo o di dipendenze da alcool o sostanze, o di qualunque altro elemento potenzialmente dannoso: se vogliamo che i pazienti smettano di farsi male dobbiamo fare crescere in loro l’amore per se stessi e non la paura. Chi si ama si tratta meglio, chi si detesta giudicandosi debole (con la complicità delle parole dei curanti) andrà verso un peggioramento.
La paura è una pessima compagnia: spaventando le persone non ne recuperiamo la voglia di prendersi cura di sé, insinuiamo solo il timore (o il terrore) che con un controllo verrà fuori qualcosa di brutto, e sarà colpa loro. Se alla paura aggiungiamo il senso di colpa otteniamo un unico risultato: la fuga dalla medicina.
La colpa dei pazienti in medicina non esiste, non ci si ammala per colpa. E comunque abbiamo scelto di prestare aiuto a chi soffre a prescindere dall’aspetto, dalla cultura, dalle credenze, dai comportamenti più o meno sani.
Succede di ammalarsi, e se è vero che esistono fattori di rischio è altrettanto vero che chi non riesce a vivere secondo perfetti dettami preventivi deve essere compreso, accolto, aiutato. La verità è che i fattori di rischio e i fattori preventivi si basano su statistiche: idealmente dovremmo comportarci nel modo più sano, ma esistono miliardi di motivi per non riuscire a farlo. E salute e malattia non rispettano esattamente le statistiche.
“Puoi modificare solo ciò che hai prima accettato”: è un assunto di C.G. Jung. Se un medico non accetta che una paziente sia sovrappeso o fumi o abusi di alcool spingerà anche lei a rifiutarsi, e il miglioramento non avverrà mai.
Il tormento interiore che porta a non essere “perfetti” va riconvertito in amore, non in condanna o deprecazione: solo l’amore è in grado di curare. Accogliendo ogni paziente per ciò che è e usando le parole della gentilezza saremo in grado di suscitare la voglia di amarsi e, chissà, di riconvertirsi a una vita più sana.