Sorrido quando ricevo inviti ai seminari di psicoterapia sull’uso dei Tarocchi o di qualsiasi altro tipo di carta da gioco: valgono per i crediti ECM e formano a una relazione con i pazienti profonda e dinamica. Per le psicoterapeute e gli psicoterapeuti le carte sono strumenti terapeutici serissimi.
Per sottrarmi al sospetto di prendere poco sul serio la Via della Cura a causa dell’uso dei Tarocchi ho dovuto specializzarmi in psicoterapia. La bizzarria, infatti, è che un medico non deve menzionare i Tarocchi: se lo fa perde credibilità e mette in pericolo l’immagine dell’intera categoria. Se è psicoterapeuta, invece, può girare con la borsa piena di carte Dixit, Arcani Maggiori, Tarocchi Genziana dell’Inconscio e, per questo, risultare migliore.
Oggi posso dirlo perché la qualifica ufficiale di psicoterapeuta me lo consente: da anni uso i Tarocchi e altre carte per una lettura junghiana dei pazienti. Lo faccio quando serve, quando vedo che è appropriato e lo scambio crea una costruzione che migliora la strada che insieme percorriamo. Considero strano che in medicina si rifiuti l’idea che i pazienti vadano conosciuti con tutti gli strumenti possibili: prendersi cura di chi soffre significa penetrare il più possibile nelle vie inconsce, in modo che cooperino e rivelino i segreti meccanismi di quella specifica persona. Non c’è modo per conoscere qualcuno se ci si basa solo sui colloqui: possono essere condotti in modo impeccabile, ma mancano della voce dell’inconscio.
E l’inconscio parla con le immagini, non con i ragionamenti.
Quando ho inventato I Tarocchi Genziana dell’Inconscio sapevo che il momento sarebbe arrivato. Avevo scritto “I Tarocchi ti raccontano” (TEA editore) per fornire un manuale pratico di auto-lettura basato sugli Arcani Maggiori, mutuandolo da ciò che ho appreso nei lunghi anni di studio con Alejandro Jodorowsky. Volevo fare un passo in più perché sapevo che la preziosa espressività simbolica dei Tarocchi di Marsiglia avrebbe potuto essere sostituita, con una certa preparazione, da altre carte che riuscissero a spalancare le reazioni inconsce.
Le immagini arrivano là dove le parole non riescono a scalfire: lo sperimentiamo ogni giorno, sappiamo quanta differenza faccia sentirci raccontare un evento e vederne le immagini. Pensiamo ai telegiornali, ai reportage via internet, a quanto sia diverso constatare visivamente la morte di qualcuno invece di averne solo notizia verbale: le immagini donano realtà, muovono emozioni, entrano veloci e si piazzano al centro della psiche profonda.
Uso i Tarocchi Genziana dell’Inconscio in studio e ai corsi che tengo, li alterno alle carte Dixit e agli Arcani Maggiori: come ho raccontato durante un recente seminario, mi piace usare anche la collezione delle figurine Mira Lanza di mia suocera Maria. Importa che siano immagini evocative, dinamiche, colorate.
Se li usate in terapia, però, mi raccomando: evitate di ammetterlo se siete medici, ma raccontatelo a tutto il mondo se siete psicoterapeuti.