Gli interventi efficaci non dimenticano il contagio emotivo.
Lo chiamo contagio emotivo, ma dovrei definirlo psicofisico. Che si tratti di una famiglia, di amici o di un gruppo di lavoro è importante riconoscere la necessità di armonia e la sua delicatezza in termini di equilibrio.
Nel lavoro si produce molto quando funzionano bene l’individualità e il contesto generale: ci stiamo accorgendo che le realtà aziendali hanno bisogno di interventi esterni per garantire questo equilibrio. La società che evolve, i residui stressanti dell’epoca pandemica, le vicissitudini economiche, la rivoluzione delle relazioni legata al lavoro in remoto e un innegabile peggioramento dello stato emotivo generale spingono a cercare soluzioni concrete ed efficaci che riguardano la psiche e il corpo.
Mente e corpo soffrono in misura uguale, si integrano nella sofferenza: ecco perché agire solo sulla psiche è una soluzione parziale e non duratura.
La medicina e la psicoterapia psicosomatica devono viaggiare insieme. Come avete notato, accade spesso che in un team nascano sintomi fisici e disagi emotivi che si assomigliano in modo impressionante.
Ciò che in psicoterapia psicosomatica chiamiamo dimensione d’organo esiste anche per un intero gruppo: un insieme di persone può eleggere un organo o un sistema fisico preferenziali per i disturbi, non è strano.
“Pensi, io e due mie colleghe nello stesso ufficio da qualche mese abbiamo problemi di pelle. Sarà l’ambiente?”. Se non è la pelle è l’intestino oppure i polmoni, o dolori articolari o vaginismo o impotenza sessuale. Per non parlare dell’ansia, dell’insonnia, dei sintomi depressivi o dell’aggressività.
Pensate che si tratti di strane coincidenze magiche o di un caso? No, la spiegazione esiste e può essere affrontata.
A volte ci sono storie personali che si assomigliano in modo incredibile, soprattutto se ad alto contenuto emotivo. Le identificazioni con i traumi, i lutti e le malattie di uno riguardano tutti i membri: la paura, l’incertezza, il dolore e la rabbia sono molto contagiosi e influenzano le menti con conseguente disagio psicofisico.
A volte mi stupisco nel ricevere pazienti tra loro colleghi con eventi quasi identici che si verificano nel giro di uno o due anni (eventi che in teoria non hanno niente a che fare con il lavoro): non credo al caso, credo alla potenza dei pensieri e all’emotività che va guidata perché costruisca salute e pace e non distrugga vite.
Intervenire nei gruppi è necessario, il team di aiuto dovrebbe includere medici psicosomatisti, psicoterapeuti e coach (personalmente aggiungerei una figura sciamanica o spirituale non religiosa, ma dipende dal contesto). Le tecniche devono essere di rapida efficacia e di duraturo impatto: al di là delle parole, servono l’inconscio con i suoi misteri e la concretezza di soluzioni da insegnare per i momenti più complicati.