La pelle è un organo meraviglioso: racconta ciò che non riconosciamo con la mente razionale.
L. è una mia paziente da qualche anno: ha avuto un’evoluzione potente grazie a un cammino che ha intrapreso con curiosità e con la reale volontà di sentirsi meglio. Mi racconta un fatto professionale bizzarro, che indica un possibile demansionamento senza alcuna spiegazione da parte dei datori di lavoro: la ascolto e, dopo un po’, le chiedo come si senta.
- Non provo rabbia, non ho emozioni a riguardo. Non mi sembra giusto che cambino i termini del contratto senza che mi spieghino il motivo, ma spero che prima o poi qualcuno vorrà dirmelo.
E’ una donna ordinata e metodica di 36 anni, ha una forte creatività (dipinge quadri molto vivaci) e proviene da una famiglia dell’alta borghesia cittadina. Vive da sola e ha la propria indipendenza economica come obiettivo principale, pensa alle tasse e ai conti da pagare come una sfida per i guadagni altalenanti da libera professionista. Mi stupisce che dica di non provare rabbia, visto che la prospettiva è una riduzione economica.
Tace per qualche istante, poi indica petto e collo.
- Però mi sono coperta di brufoli, principalmente sul collo.
Noto che il collo ne è pieno.
Mettiamo insieme la pelle e l’area corporea: il collo.
- La comparsa improvvisa di un’eruzione sotto forma di piccole pustole ha un evidente significato psicosomatico. La pelle sta manifestando quell’emotività che L. al momento non riconosce.
- Il collo è l’area dell’espressione di sé. “Ti dico chi sono e cosa penso”. Evidentemente sta soffrendo per la difficoltà di manifestare ciò che realmente pensa e prova.
Il lavoro prosegue, sarà essenziale che facciamo emergere ciò che si nasconde dietro una quiete apparente. La pelle ci ha avvertito: dentro di lei vivono emozioni che non si dicono a parole, ma stanno modificando l’equilibrio del corpo.