Una donna che sta seguendo la Via della Cura con me un po’ di tempo fa ha detto:
– Esiste un pozzo dove ho sempre attinto la mia energia e gli spunti per l’autocura. Adesso non lo ritrovo. Ho dovuto aderire alle cure mediche che mi erano proposte perché mi sono convinta che fossero obbligatorie, e da lì mi sono smarrita.
Per comprendere dovete conoscere qualche elemento della sua storia. Ha una malattia tumorale metastatica da anni e riceve terapie convenzionali, ma ogni volta che la prescrizione deve cambiare perché la malattia fa qualche passo avanti ha la ferrea abitudine di discutere tutto e di stabilire se i farmaci, le radiazioni, le dosi e i tempi siano adeguati al suo sentire.
Ascolta molto il corpo, ne conosce tante dinamiche sottili e finora le risposte degli esami specialistici hanno sempre dimostrato che ha ragione: non rifiuta di curarsi, anzi opta per i centri di eccellenza e per gli ospedali che le offrono anche una profonda umanità, ma non accetta a priori qualunque cosa le sia indicata come utile. Chiede, riflette, avanza controproposte motivate, riceve, dona. I colleghi e le colleghe che ormai la conoscono si sono abituati a domandarle il parere e a fidarsi.
Da anni prosegue nel suo cammino senza grossi sintomi, con un benessere che smentisce in modo evidente le parole scritte nei referti diagnostici che parlano di localizzazioni secondarie in numerosi distretti corporei.
Di recente ha contratto un’altra malattia (non tumorale) e le è stato spiegato che la terapia doveva essere solo una. Confusa e non preparata ad affrontare emotivamente e mentalmente la nuova emergenza ha accettato senza discutere, senza chiedere al proprio sentire cosa fosse meglio fare. “Non ho avuto tempo”, ha spiegato.
Effettivamente dal punto di vista medico è stata trattata nel modo migliore, infatti è guarita, però ha smarrito la conoscenza di sé, ha perso la mappa per raggiungere il pozzo dove ha sempre attinto l’energia vitale, la risorsa che le permette di essere ancora viva e in sostanziale benessere. Abbiamo quindi iniziato a vederci tutte le settimane per intraprendere insieme questo tratto di cammino.
Gli incontri sono impossibili da descrivere: si ascolta, si parla, si medita, si controllano gli esami e i farmaci e si spazia dallo spirito al corpo alle emozioni alle memorie all’amore, alla rabbia (rabbia, rabbia, rabbia) ai progetti e alla creatività. Si piange, anche, si ride, si butta lì un pettegolezzo, si ricerca nei motori scientifici qualche novità, si spiegano gli effetti collaterali di una cura e i vantaggi nell’assumerla. Soprattutto si dà voce alla sua Guaritrice Interna.
La Distensione Immaginativa, una tecnica che sto sperimentando grazie alla formazione che ricevo alla scuola di psicoterapia, e la proiezione della psiche sulle immagini (per esempio i Tarocchi) hanno sbloccato tanti momenti apparentemente immobili. Si tratta di integrare ogni approccio in un flusso naturale che parte da lei e arriva a lei, la donna che è il fulcro e il motore della Via.
– Se qualcuno ci ascoltasse si chiederebbe cosa stiamo facendo, che via di cura è.
Succede spesso che dai pazienti arrivi questo commento, e di solito indica che siamo sulla buona strada: smarrirsi significa rendere possibile qualunque intervento salvifico, attivare le parti più nascoste dell’interiorità per intuire le tappe successive. Smarrirsi è uscire dallo spazio-tempo per aprire le pagine di libri sapienziali che sono disponibili per tutti (solo che pochi decidono di trovarli).
Ieri, nella seduta via Zoom, al margine di un discorso sull’amore che a volte entra in crisi e sembra svanire, ha sussurrato:
– Comunque ho ritrovato il pozzo e so dove prendere la mia energia vitale.
Ho sorriso: me n’ero già accorta. I suoi esami, peggiorati molto quando l’aveva smarrito, adesso sono rientrati in una rassicurante normalità.
Cercate il vostro pozzo, abbiate cura della fiamma vitale: solo a voi è dato di conoscerla davvero.