C’è qualcosa dentro le persone, qualcosa che alimenta la vita: che lo vogliamo chiamare fiamma o soffio e spirito, è una vibrazione unica per ognuno che nasce da una Fonte Originaria ed è l’unica giustificazione piena per il nostro restare incarnati per un tempo che non possiamo definire, un tempo che non dipende dai farmaci o dallo stile di vita o dalle protezioni che decidiamo di adottare per prolungare ciò che definiamo “salute”.
Curare qualcuno ha a che vedere con questo: nessuno riesce a salvare veramente altre vite, anche se ci sono gesti che si avvicinano moltissimo a una salvezza. Il punto è che si possa o meno interagire con il “qualcosa”, la fiamma vitale appunto, che decide di spegnersi oppure ravvivarsi.
Incontro ormai moltissime persone e mi capita di ascoltare narrazioni e interpretazioni personali di ogni tipo: è meraviglioso e interessantissimo, sono punti di vista e parole che spaziano verso orizzonti apparentemente distanti ma, di fatto, basati su un’essenza unitaria. Che decidiamo di essere colti o nudi nella formazione intellettuale, razionali o estremamente istintivi, la vibrazione vitale che ci permette di funzionare e di esistere su questo piano incarnato ha logiche solo sue e non rispetta le regole dei libri, delle ricerche dotte, delle fantasiose interpretazioni altrui.
Quella fiamma va semplicemente ascoltata: la Via della Cura è un ascolto speciale che si basa sull’osservazione, il tocco, il fiuto, la fede spirituale e non religiosa, il silenzio, il gioco, la medicina convenzionale e non convenzionale, la psicoterapia, la natura, la conoscenza delle vibrazioni, e su un elemento che riunifica tutto diventando il segreto per il contatto con l’interiorità. L’elemento di cui parlo è l’umiltà.
Per cogliere l’unicità dell’altro e intuirne la vibrazione quando ha la necessità di un aiuto è necessario rendersi umili e non pretendere di sapere: vale per il cosiddetto paziente e per chi si definisce terapeuta.
Non sapere, ignorare, avere dubbi, quindi ascoltare e muovere non solo la razionalità ma anche tutte le facoltà del sentire: può apparire contrastante con l’immagine illusoriamente onnipotente del medico, ma è così che si arriva al contatto fisico, psichico e spirituale con i pazienti.
Ci si mette al servizio, e spero che non vorrete interpretare questa espressione come un buonismo sciocco o un richiamo religioso: seguire la Via della Cura è un’apertura curiosa e piena di amore, un cammino che include e mai lascia fuori senza prima sperimentare, un approfondimento con tutte le facoltà di cui siamo dotati.
Per ammettere di non sapere e predisporsi a ricevere intuizioni preziose e a volte altissime bisogna porsi con umiltà: si apriranno spazi immensi di diagnosi “oltre”, di scoperta che sarà preziosa per la fiamma vitale che stiamo tentando di ravvivare. Curare significa restare in vigile attesa finché la fiamma vitale del paziente si manifesta, e non esiste un metodo univoco per farlo: i protocolli non servono perché la cura tutto include, ma tutto può anche escludere. E’ un cammino interiore, emotivo e fisico in cui l’unico vero scopo è cogliere le migliori vibrazioni energetiche per ripristinare un’armonia perduta.