Non parlate dell’amore!

Si parla troppo dell’amore e si perde il suo nucleo magico.

Uno dei tormenti più ostinati e dolorosi della vita riguarda la sfera sentimentale: le crisi dell’amore colpiscono duro e destabilizzano quanto un lutto o un grave trauma inatteso, e le situazioni problematiche che sembrano trascinarsi per mesi o anni riescono a modificare l’umore e la salute fisica di chi le vive. Non sottovaluto mai chi mi chiede aiuto per un dolore d’amore: quella sofferenza può diventare cronica e rivoluzionare l’intera esistenza, influenzando le relazioni, la professione, la salute.

Uno dei punti cardine è la quantità di discorsi che si usano per discutere i sentimenti: le parole, anche quando appropriate e attente alle emozioni che suscitano, tendono a rimuovere un velo da ciò che l’amore realmente è, cioè una magia energetica con radici profondissime. Di amore non dovremmo parlare: sarebbe utile evitare di descriverlo quando è felice, ma anche rinunciare a sviscerarne gli aspetti quando compaiono gli ostacoli.

Per intenderci: raccontare agli amici le proprie vicende sentimentali e, magari, sfogare una frustrazione non porta al sollievo e, soprattutto, rischia di complicare un equilibrio delicato.

I consigli in amore non dovrebbero esistere: nessuno possiede la conoscenza vera di ciò che sta accadendo in una relazione che non lo/la coinvolge, e definirsi obiettivi è un’illusione.

Si riescono al massimo a snocciolare le solite frasi semi-sapienziali che dovrebbero funzionare, ma il rischio più concreto è creare danno. La condivisione, se proprio necessaria, non è altro che un ascolto empatico e silenzioso che accoglie le emozioni ma non tenta di razionalizzarle.

“Lui/lei fa così perché” è una frase da bandire: i motivi per l’altrui comportamento sfuggono a tutti, e se anche fossimo in grado di indovinarli non otterremmo alcuna soddisfazione o una cura per la crisi. L’amore ha la stessa struttura della magia: non va spiegato. Non va descritto o esaminato, non deve diventare oggetto di eterne sedute di autoanalisi all’interno della coppia. Le relazioni in cui i partner si dilungano in eterne disamine del rapporto perdono rapidamente il contributo prezioso di Eros ed evolvono, nella migliore delle ipotesi, a fratellanze e sorellanze senza attrazione fisica: non stupisce che cedano il passo ad altre relazioni passionali che fanno lo sgambetto e sembrano “inattese”.

Nessuno ha voglia di dividere il letto con il/la proprio/a psicoterapeuta o con il/la confidente (nessuno che sia sano, almeno). “Lo/la conosco molto bene” è un’altra frase micidiale: parte da un presupposto statico e fallace, dall’assenza del mistero reciproco, da una nudità estrema che si è sviluppata nella coppia e non porterà a niente di positivo. Spesso ripenso ai consigli delle mie nonne: non spogliarti mai davanti a tuo marito.

E’ proprio vero che la saggezza antica andrebbe sempre ascoltata: è come suggerire di tenere chiusa la porta del bagno e non mostrarsi mai mentre si provvede alla propria igiene personale. Parlare, mostrare, spalancarsi sono azioni che vanno contro la magia, cioè il mistero, cioè il processo alchemico amoroso che non può e non deve essere completamente conosciuto.