Raffaele Morelli insegna la domanda: “C’è altro?”. Credo che sia uno dei migliori apprendimenti della scuola di specializzazione in psicoterapia psicosomatica: stimolare a vedere il resto del quadro, staccarsi dall’ossessione del punto di vista unico per spaziare altrove. In questo periodo non abbiamo alternative. Gli stimoli eccessivi, quasi hollywoodiani, che riguardano la malattia, la vaccinazione, il contagio e il distanziamento fisico stanno inducendo un mono-pensiero che non solo si rivela controproducente ai fini della prevenzione, ma induce comportamenti contrari.
Sto aspettando che qualcuno mi chieda se mi vaccinerò, e so che quando accadrà avrò la stessa sensazione che ho adesso: che banalità di fronte a un argomento ovvio, che inelegante intrusione nella privacy! Stiamo monopolizzando i nostri neuroni e cancelliamo tutto ciò che non è COVID-19, ciò che va oltre e al di là, ciò che potrebbe salvarci. Conta solo la posizione che prendiamo sulla malattia da virus, sui vaccini, sulle mascherine.
Stiamo dimenticando che le parole sono il primo e assoluto nutrimento: “In principio era il Verbo”, e il Verbo si fece carne cioè si fece noi. Le parole che riceviamo e scambiamo agiscono sul sistema immunitario e sugli apparati respiratorio, digestivo, neurologico, cardiovascolare, motorio: potete rendervi conto da soli di quanto questa affermazione sia vera.
Le parole agiscono sulla risposta alle cure nel caso di un tumore molto avanzato, o nelle sindromi autoimmuni. Ecco che esagerare con il roboante tuono mediatico sul contagio, rilanciato da persone singole nei social network, diventa un’arma micidiale contro e non a favore della nostra salute psicofisica.
Basterebbe informare dando gli strumenti per proteggersi, senza spettacolarizzare l’arrivo di un vaccino su un camioncino come se fosse la discesa degli alieni nel film “Independence Day”. Onoriamo i medici di Medicina Generale e sosteniamo la medicina territoriale, diffondiamo la psicoterapia per i disturbi psicologici che stanno dilagando, rendiamo disponibili rapidamente i vaccini e facciamo in modo che ci si possa prenotare online e telefonicamente senza attese eccessive, introduciamo la sobrietà nella comunicazione in modo da non spaventare la gente spingendola a scappare e a ricorrere a metodi approssimativi e magari a reazioni rabbiose.
E, già che ci siamo, tuteliamo le finanze e il lavoro smettendola di fingere di ignorare che sta accadendo di tutto nelle banche, nelle bollette, nei luoghi di impiego: molti comportamenti anomali nella prevenzione di tutte le malattie nascono da oggettive difficoltà ad arrivare a fine mese.
Usare parole eccessive indica una mancata fiducia in chi le riceve: si parla a voce altissima con chi, secondo noi, non è abbastanza intelligente da comprendere e prendere decisioni sagge. Il tuono mediatico sta trattando tutti da dementi. Nella mia visione è esattamente il contrario: siamo capaci di ascoltare, vedere, riflettere e decidere con pacatezza e buonsenso. Nessuno di noi ha perso di vista la salute propria e della famiglia come priorità assoluta cui tendere, non solo nel caso di un virus: c’è bisogno di sostegno vero, informazione, aiuto finanziario reale per proseguire nella vita.
E niente panico. Mettiamoci in testa, finalmente, che chi resta aggrappato alle vecchie logiche è destinato a scivolare a terra. Siamo cambiati, è cambiato il sistema, e proseguirà in modo sano solo chi adotta parole nuove, azioni aperte alla comunità, visione chiara di quanto insieme si possa costruire il futuro.