La differenza tra “autocura” e “curarsi da soli”

“La via della cura” è un manuale che propone vie possibili per un percorso di autocura quando si percepisce un dis-equilibrio: evolvere verso una nuova condizione di armonia, che potremmo definire “salute”, è un cammino (una via, quindi) che dipende dalla sensibilità, dalla storia, dalla fisiologia, dalla cultura, dall’istinto di ognuno. Ma l’autocura non è un’esperienza solitaria: amarsi abbastanza da volere raggiungere uno stato di maggiore armonia presuppone l’accettazione di alcune figure che affiancano, sostengono, offrono approcci che potenziano l’efficacia e abbreviano il tempo necessario per arrivare a uno stato di benessere.

Medici, psicoterapeuti, infermieri, operatori sanitari e olistici, guaritori sono risorse che nulla tolgono all’idea dell’autocura: se hanno chiaro che la terapia vada proposta a pazienti che non rinunciano alla titolarità della decisione si trasformano in ciò che dovrebbero sempre essere, cioè compagni di avventura, consiglieri sensibili, strumenti di umanità e tecnica che permettono di arrivare al risultato. Ho volutamente inserito anche i guaritori: questa definizione riguarda coloro che, a vario titolo, hanno la volontà e il dono di porgere la cura a chi chiede aiuto. Ho conosciuto guaritori in diverse categorie professionali, a prescindere dal titolo universitario: i più potenti usano le loro facoltà senza interferire con i percorsi della medicina e della psicoterapia, in una vera cooperazione tra colleghi.

Autocura non è un approccio fai da te: è un agire molto più profondo e saggio, va a cogliere spunti dagli spazi interiori che non si esprimono con le parole e approfitta di ogni aiuto possibile per ottenere il risultato.

Niente nasce da un lavoro esclusivamente solitario: se è vero che il paziente è il centro, il motore, il nucleo pensante è altrettanto vero che non può avere dentro di sé tutte le risorse terapeutiche di cui avrà bisogno. Ogni passo sulla Via della Cura ha inizio dentro il paziente, e può orientare verso una terapia specifica o un momento di introspezione e attesa: non c’è una regola che valga per tutti, essendo la nostra unicità l’unica vera regola. Ciò che è certo è che saranno utili diversi operatori, nel rispetto reciproco e nell’ascolto attento delle esigenze del paziente.

Chi opta per una cura “fai da te” sbaglia nella maggioranza dei casi: non accade per stupidità o malafede, ma perché i livelli che compongono l’essere umano sono troppi e troppo complessi per essere raggiunti e onorati da una persona sola. Autocura non è improvvisare rimedi rifiutando di consultare chi ne sa di più: lo sguardo altrui è necessario per ottenere una maggiore oggettività, ma anche per cogliere i suggerimenti del Guaritore Interno e trasformarli in farmaco, in dialogo terapeutico, in sessione energetica, in procedura fisica, medica o naturale. Gli operatori della salute non sono lì per imporre la loro interpretazione soggettiva al paziente pretendendo di sapere ciò che nella sua interiorità nasconde: servono per offrire le loro capacità, dando la priorità assoluta all’istinto curativo che nasce dal paziente.

Un vero guaritore, medico o non medico, sa ricevere la Voce interiore del paziente e la considera la sua migliore amica: ecco perché autocura non significa curarsi da soli.