L’istinto che non si dovrebbe reprimere

Capita spesso: nel percorso di cura parallelo alla medicina convenzionale (chiamatelo psicoterapia psicosomatica oppure medicina integrata, conta che sia un cammino e non come decidete di classificarlo) ci si trova a osservare i segni inequivocabili dell’istinto, di quel senso speciale che va oltre il tangibile e, quando si attiva, non sbaglia mai. La persona che sta affrontando la propria evoluzione ammette, prima o poi, di avere sempre avuto intuizioni, sensazioni, precognizioni, sogni messaggeri e di avere assistito personalmente ad almeno un paio di fenomeni difficili da spiegare con la razionalità. Non esiste differenza di credo religioso, preparazione culturale, provenienza geografica: le manifestazioni misteriose legate all’intuito (chiamiamolo così) riguardano quasi tutti.

I colloqui della Via della Cura seguono un filo conduttore che è nelle mani del paziente, ma è inevitabile che, parola dopo parola e silenzio dopo silenzio, si arrivi a esplorare la parte meno spiegabile della vita. E’ estremamente raro che mi senta dire che mai, in nessuna occasione, si siano verificati una precognizione, un evento fuori dall’ordinario, una profezia che poi si è avverata: in questo ambito ogni paziente ha almeno un segreto da svelare, e quando accade si spalancano opportunità enormi per la guarigione.

Il nostro sistema energetico è fatto per funzionare, e meno usiamo una funzione più si atrofizza: vale anche per le parti di noi che la scienza ancora non ha approfondito in pieno. Il problema è che le energie che blocchiamo, rimuoviamo, neghiamo prima o poi si fanno sentire e coinvolgono il piano psichico e il piano fisico: in estrema sintesi, queste energie entrano nei disagi interiori ma anche nelle eventuali malattie. Non accettare la verità dell’intuito, della sensitività, dell’istinto porta a una negazione e alla rimozione di segnali importanti: è come rifiutarsi di vedere provocando una cecità funzionale, cioè eliminando la visione dalle proprie funzioni.

Non dovrebbe stupire, quindi, che il percorso di cura preveda la riscoperta e l’allenamento dell’intuito, spaziando molto in ampiezza e saltando, a volte, il confine tra una dimensione e l’altra. Non importa specificare cosa accada esattamente e perché: conta che il blocco imposto alla sensitività sia rimosso in modo sicuro, sereno e controllato. Il motivo è duplice: evitare le congestioni energetiche che peggiorano il disagio e/o la malattia e dare voce, finalmente, al Guaritore interno.

Non si può pensare di evolvere negando se stessi. Il più grande atto d’amore che possiamo rivolgerci e onorare i doni che abbiamo ricevuto: se la scienza non li ha ancora codificati tutti è solo questione di tempo, presto lo farà.