Non serve cercare troppo per imbattersi nei consigli sullo stile della vita: che ci si trovi in internet o in giro sulle strade della città, che si stia seguendo un programma televisivo o si chiacchieri con gli amici al bar, è più che probabile che si ricevano consigli sui rimedi da adottare per vivere meglio. Se si tratta di alimentazione, poi, la saggezza si dissemina a manciate e nessuno (o quasi) si chiede più dove stia il vero e quali credenziali abbiano le persone che ne parlano.
Supponiamo che il punto sia la necessità soggettiva (sì, ho detto soggettiva) di dimagrire: la malcapitata (di solito è donna) dovrebbe guardarsi dal parlarne a una cena, per esempio, perché si troverebbe catapultata nel magico mondo dei suggerimenti e delle prescrizioni passaparola. “Se adotti queste abitudini o questo schema dietetico, se ti comporti in questo modo non ci pensi più”: questa è una delle modalità predilette per convincere a seguire un’alimentazione già sperimentata con risultati brillanti. Se davvero sia stata usata e se i risultati siano brillanti e duraturi è un’altra questione: in teoria si estende ad altri ciò che ha funzionato per noi, e si sottolinea la bontà della cura suggerendo che così non ci si penserà più.
Se, invece, la cura stesse nell’invertire l’ordine delle cose? Se per uscire dal problema fosse necessario prima smettere di crearsi l’ossessione e poi adottare i rimedi più vicini al proprio sé? Si modifica il comportamento in modo credibile ed efficace solo quando il cuore e la mente non stanno litigando, quando le emozioni e il pensiero camminano insieme. La razionalità non è mai servita: è il motore che spinge a rivolgersi ai dietologi o ai nutrizionisti, quindi si rende utile, ma non sorregge quando si affrontano le difficoltà emotive legate al cibo. “Non so cosa mi succeda: so che mi fa male e so che non dovrei, ma a volte non riesco a trattenermi. Ho trasgredito!”. Nel verbo trasgredire si nasconde la svalutazione di sé, la delusione per un comportamento che è andato contro ogni dettame dell’alimentazione sana: ci si detesta per quella che si definisce “debolezza”, e in questo modo si peggiorano le cose. Eppure è semplice: le emozioni non si fanno comandare dai ragionamenti, basta accettare questo.
Il non pensarci più è il segreto: si tratta di fare uscire quell’argomento (il dimagrimento, il peso, la dipendenza dal cibo) dalla ripetizione continua della preoccupazione. Tutta l’energia che dedichiamo a un pensiero lo rende ogni istante reale, lo fortifica, ne fa il nostro totem: accade anche quando siamo convinti che pensarci significhi scacciarne l’idea. Come possiamo illuderci di sconfiggere una paura che rendiamo immensa? L’ossessione sta lì perché siamo noi a darle forza, e lo facciamo con la potenza del pensiero e delle emozioni.
Continuare a ripetersi che esiste il problema del peso corporeo, confrontarsi con esempi irrealistici e sfinirsi di letture sulle diete più salutari e alla moda, criminalizzare gli alimenti attribuendo loro un terrificante potere sulla salute: ecco i metodi migliori per peggiorare i disturbi alimentari che affliggono tante persone. Avete notato che la maggioranza delle persone magre, che ha un rapporto naturale ed equilibrato con il cibo, non ne parla mai e tratta la cosa come un dettaglio della vita quotidiana? Mangiare è una funzione vitale e può assumere significati differenti, ma non può diventare un pensiero dominante.
Nutrirsi è un meraviglioso atto di sopravvivenza e cura, è amore: se vogliamo scavare nei motivi per la famelicità o l’inappetenza dobbiamo adottare prima di tutto l’accettazione di ciò che siamo. Come sono, cosa amo? Quale voce parla dentro di me e cosa sussurra? Quali attività portano via la mia mente, il mio cuore, le mie migliori energie sollevandoli verso il cielo? Dobbiamo rivolgere il pensiero alle passioni cui stiamo dando corso, alla gioia che ci procuriamo realizzando noi stessi, all’onore che riserviamo al corpo fisico con piccole attenzioni quotidiane che lo rendono appagato. Solo successivamente possiamo aggiustare (eventualmente) i dettagli del cibo che scegliamo, come se fosse una procedura salutare su cui nessuno ha giurisdizione (solo noi stessi).
Fidatevi di voi, prendete in mano davvero il vostro stile di vita. Non è vero che esistono cibi maledetti e cibi salvifici: scoprite la vostra segreta alchimia, ogni corpo ha regole quasi inconoscibili. Rifuggite dall’ossessione, mettete pace nel cuore e nella mente: nessuno di noi sceglie di farsi male se è centrato, se sta nell’amore per sé. Scegliete una delle vostre maggiori passioni e dedicatevi, investite in energia e tempo, pensate solo a quella: l’alimentazione vi seguirà.