L’Occidente spesso teme il silenzio, e se affronta il vuoto ha un attacco di panico o, come minimo, una vertigine: è un errore, è il depotenziamento degli strumenti preziosi a nostra disposizione per l’equilibrio psicofisico e la cura.
Il silenzio e il vuoto contengono la radice di ciò che siamo, la voce del Guaritore Interno che tanti dichiarano di cercare ma pochi riescono ad ascoltare.
Ogni paziente che viene da me in studio ha un suggerimento che considero la prima procedura utile per ritrovare se stessi: un’ora di solitudine silenziosa e vuota ogni giorno. In realtà quando incontro persone che vivono nella fretta e con la testa incollata a un’agenda che pretendono di rispettare in modo intransigente intraprendo il viaggio della cura consigliando che il tempo sia ridotto a mezz’ora, ma poi tendo ad ampliare perché credo che l’ora intera sia la reale necessità.
Non alludo a pause nella giornata da dedicare a riordinare la casa o organizzare qualcosa per il bene altrui: in questo modo non si arriva molto in là. Il silenzio e il vuoto devono essere reali: non si deve agire in modo nevrotico nella speranza che l’ora passi in fretta e sia stata comunque impiegata per qualcosa di “utile”. E’ il tempo del sentire, della percezione, del quieto affidarsi a una saggezza interiore che altrimenti non trova voce, non ha spazio, non riesce a porgere i proprio benefici.
Chi ne ha voglia può meditare, ma la meditazione altro non è che lo sguardo rivolto al proprio interno: molti occidentali non riescono a praticarla, e non è nemmeno necessario che lo facciano se comprendono che si tratta di fermarsi, rendere la mente tranquilla e leggera e osservare dentro se stessi evitando giudizi severi, interventi inopportuni della razionalità, programmazioni di un futuro che tanto ancora non esiste. Molte intuizioni sorgono dal silenzio, da un vuoto che contiene la magia di ognuno di noi: spuntano fuori e chi chiediamo da dove arrivino, o addirittura si trasformano in comportamento e parole senza intenzione, cioè privi di premeditazione. Le azioni spontanee sono l’esito di una sapienza che interviene a nostro vantaggio: basta solo permetterle di farlo.