Nel lungo tour di presentazioni del mio libro “Il Grande Lucernario” (Mondadori) ho incontrato molte persone e raccolto centinaia di voci: come sa chi lo ha già letto, nel libro racconto la mia versione della medicina e la possibilità, in scienza e coscienza, di ampliare le conoscenze nel nome nel benessere globale dei pazienti.
Non concepisco una medicina chiusa: è il contrario di ciò che dovrebbe essere. La scienza è ricerca, avanzamento continuo, è anche dubbio aperto a ogni tipo di sperimentazione utile a migliorare le terapie e le prospettive di salute della gente. Per questo metto sullo stesso piano gli iper-scientisti che rifiutano di approfondire ciò che ritengono “stregonesco” e i praticoni olistici che rifiutano la medicina: hanno la mente e il cuore chiusi, non considerano ciò che la Cura dovrebbe essere.
In giro con il libro, dicevo, ho potuto vedere e ascoltare: lo stesso accade nei social network dove ogni tanto qualcuno arriva e mi raccomanda di non perdere di vista la “vera” medicina (lo raccomanda solo chi non ha la minima idea di cosa io faccia nella vita). Rispondo ora, qui. La medicina è ciò che sono, non l’ho mai tradita e mai lo farò: ritengo di onorarla ogni giorno studiando e andando avanti nel percorso che mi ha portato ad avere una laurea, due specializzazioni e un master in chirurgia senologica. Per me onorarla significa usarla e rifiutare che sia sostituita da pratiche e rimedi non dimostrati validi. Ma onorarla è anche aiutarla a portare Ben-Esistere, aprendola agli approcci si altri continenti e di altre culture. Gli studi scientifici su queste tecniche esistono eccome: basta cercare in PubMed, ma pochi hanno la voglia di farlo. Sono medico, ma guardo oltre: solo così posso rispondere alle domande dei pazienti, in scienza (vera) e coscienza (altrettanto vera).