La forma più alta ed efficace di guarigione interiore, quindi anche fisica, è il perdono: non ripeterò mai abbastanza che restare appesi a rancore, frustrazione, rabbia è malsano e dannosissimo per la salute energetica e del corpo fisico. Quando si parla di perdono esistono grandi fraintendimenti:
- che debba essere un perdono dichiarato a chi ci ha fatto arrabbiare
- che presupponga qualche forma di religiosità
- che significhi tacere e non parlare più di ciò che è accaduto
Nessuna di queste idee è reale. La religione in genere insegna a perdonare, ma il punto non è questo: il perdono è lasciare andare emozioni, pensieri, energie bloccate nel precipuo interesse della propria salute psicofisica. E’ un gesto enormemente laico.
Possiamo perdonare senza coinvolgere la persona che ci ha provocato dolore o rabbia: è una guarigione interiore e riguarda le emozioni che abbiamo tenuto bloccate e devono invece uscire e liberarsi. Ad alcuni serve guardare in faccia l’interlocutore, ma in sé è gesto superfluo: perdoniamo dentro di noi, salviamo noi stessi.
Perdonare non è tacere: esistono esperienze che, una volta perdonate, possono essere raccontate. Ciò che conta è l’intento della narrazione: se si vuole prolungare uno stato di disagio, rispondere a una provocazione che sentiamo di avere ricevuto, ferire chi si crede di avere perdonato è meglio tacere ancora per un po’, ma se le parole servono per buttare fuori – con calma e chiarezza, e possibilmente con equilibrio – ciò che si è vissuto dobbiamo considerarle doverose. E le persone coinvolte dovrebbero avere la saggezza di accettare il punto di vista: se ciò non accade pazienza, è possibile che abbiano bisogno di tempo e silenzio per comprendere che ognuno può e deve, prima o dopo, di esprimere la propria verità. Per stare meglio e proseguire su un cammino pulito, a vibrazione alta, realmente libero.